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#QUELLI CHE L'HANNO FATTO
DOCUFILM che raccoglie ricordi, emozioni e riflessioni sull'impegno politico dei giovani Battisti, Metodisti e Valdesi. Dodici interviste a "quelli che l'hanno fatto" dagli anni Cinquanta fino alla costituzione della Federazione Giovanile Evangelica Italiana nel 1969.
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I protagonisti
Il progetto
In una pubblicazione del 2003 curata da Enrico Deaglio intitolata “La meglio gioventù” sono raccolte centinaia di brevi biografie dei giovani che hanno vissuto le lotte e le trasformazioni della società italiana dal 1965 al ‘75. Tra gli altri, figurano sei nomi legati alle chiese evangeliche italiane ed in particolare alla Chiesa Valdese, ad Agape e alla Comune/Centro Lombardini di Cinisello Balsamo.
La citazione di Deaglio si deve al fatto che le lotte di trasformazione di quegli anni riguardarono anche le chiese, cattoliche e protestanti. Conoscenza che, ahimè, ben presente negli autori, laici, di quella pubblicazione, non lo è più altrettanto tra i giovani millennials e i “nuovi” membri delle chiese protestanti italiane.
I giovani degli anni Sessanta si resero conto ben presto che le contraddizioni contro cui lottavano e che attraversavano la società, la scuola o la fabbrica, si riflettevano anche nelle chiese intese come istituzioni.
Giorgio Bouchard, Mario Miegge, Toti Rochat, Sergio Ribet, Francesca Spano e Marco Rostan, sono questi i nomi citati ne “La meglio gioventù”, non erano soli, facevano parte di un “movimento” di militanti che, ciascuno nella propria realtà sociale ed ecclesiale, hanno lottato e contato.
Il contesto
Negli anni sessanta una consapevolezza generata dall’esperienza oltre che dall’adesione a teorie sociali, aveva generato una generale domanda di partecipazione. La società era divisa in classi, il potere concentrato in gruppi oligarchici, la cultura cristallizzata in modelli aulici ed anche la religione era in mano a caste sacerdotali che dispensavano sacramenti, obblighi morali ed erano strette alleate del potere costituito.
Operai, gruppi etnici, donne, studenti, quanti erano in qualche modo emarginati dal potere ambivano a spezzare il proprio isolamento e chiedevano in varie forme di accedere alle proprietà, ai diritti civili, all’uguaglianza, alla cittadinanza. Questi bisogni assomigliavano incredibilmente all’attualizzazione del messaggio evangelico e questo spinse molti a vivere la politica come l’ambito ideale in cui portare la propria testimonianza di fede.
Il video
Rievocazioni e riesumazioni del ’68 si contano a decine. Anche in seno alle chiese Battiste, Metodiste e Valdesi, attraverso il settimanale Riforma o la trasmissione televisiva Protestantesimo, si è fatto qualcosa.
L’obiettivo che mi sono posto, accingendomi a girare questo video, è il tentativo di trasmettere lo spirito che animava i giovani di quegli anni, lasciando ai tanti approfondimenti possibili, la conoscenza puntuale degli avvenimenti.
Infatti, la “narrazione” (scusate l’utilizzo del termine) prevalente che si è fatta in Italia di quel periodo ha privilegiato solo alcuni aspetti, trasmettendo un’immagine parziale e strumentale a precisi interessi: gli anni ’70 sono diventati “gli anni di piombo”, gli anni ’60 quelli degli hippies e della libertà sessuale, e così via. Stereotipi generalizzati, spesso forzati e comunque non rispecchianti affatto il fenomeno che interessò i giovani delle chiese protestanti.
Nelle interviste ho cercato di lasciare che i ricordi e le passioni emergessero spontaneamente attraverso il racconto dei protagonisti. Non sono state poste domande precise. L’intervistato sapeva solo che avrebbe dovuto parlare della sua esperienza e dei ricordi di quegli anni.
Ritengo che il metodo, sebbene impegnativo nella fase di riordino delle registrazioni, abbia prodotto un risultato interessante. Sono risultati infatti, almeno 4/5 argomenti principali sui quali quasi tutti gli intervistati hanno ritenuto di doversi esprimere. Sicuramente sono rimaste aree d’ombra non trattate che a livello storico avrebbero una certa rilevanza. Ma la completezza storica non è tra gli obiettivi, almeno primari, del progetto.
Un secondo obiettivo è senz’altro il desiderio di realizzare un video che potesse suscitare interesse e che soprattutto non annoiasse, un documento che fosse visto e non archiviato sullo scaffale di una libreria o in una directory del PC.
In terzo luogo, dalla seppur superficiale ricerca di filmati dell’epoca sono emersi alcuni documenti importanti per la storia raccontata dagli intervistati. In altri casi la documentazione del costume e della realtà sociale ed urbana è stata richiamata attraverso l’uso di citazioni cinematografiche di film commerciali e d’autore.
Un progetto aperto
Analogamente all’argomento “fede e politica”, in altri momenti della storia recente il protestantesimo italiano ha avuto una “rilevanza nazionale” come dice Alberto De Bernardi nella sua intervista.
Potrebbe essere interessante cercare di comunicarlo ai giovani o a chi non ha partecipato alle vicende di quegli anni attraverso altrettanti docufilm. Ne ricordo fondamentalmente 4:
- L’importanza della figura e dell’opera di Tullio Vinay. In oltre quarant’anni di storia, il pastore valdese Tullio Vinay ha saputo testimoniare il messaggio evangelico dell’agape di Dio dentro gli eventi mondiali e le realtà sociali più rilevanti della seconda metà del ‘900. La solidarietà verso gli ebrei, la costruzione di Agape come segno di Riconciliazione dopo il conflitto mondiale, la visone di quello che sarebbero diventati i campi di studio. La discesa in Sicilia e la costruzione del Servizio Cristiano. Il viaggio in Viet Nam e la campagna “Ho visto uccidere un popolo” e come ultima testimonianza, la presenza in Parlamento eletto Senatore della Repubblica.
- La firma delle prime Intese tra Stato e una confessione religiosa in attuazione al dettato Costituzionale e il dibattito interno alle chiese valdesi e metodiste.
- L’intervento delle chiese protestanti italiane, attraverso la FCEI, nell’opera di aiuto e ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980.
- La partecipazione e il sostegno alle lotte pacifiste internazionali contro la militarizzazione del Mediterraneo e l’installazione dei missili Cruise a Comiso negli anni '80.